GEOMETRIA
02 - I TRIANGOLI

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Cominciamo a parlare di "figure". Le figure si ottengono componendo gli elementi primitivi che abbiamo visto nel capitolo precedente.
Il componente più semplice che possiamo utilizzare è ovviamente la retta (con i punti figure non ne possiamo generare perché sono "adimensionali").
L'elemento che utilizziamo della retta sarà il SEGMENTO, cioè una parte limitata della retta.
Siccome stiamo imparando ad essere rigorosi diamo una definizione precisa ed utilizzabile di segmento (figura a lato).

Ogni segmento è quindi, come la retta, un insieme infinito e ordinato di punti, ma se la retta è "illimitata", il segmento è "limitato".
I suoi limiti sono i punti estremi A e B, tutti i punti di r compresi tra A e B sono INTERNI al segmento, tutti gli altri sono ESTERNI.
I punti A e B sono gli ESTREMI del segmento AB.

 

Essendo entità limitate, si possono confrontare tra loro.
Se ho due segmenti posso spostarne uno (nella figura il segmento g) in modo da far coincidere uno degli estremi con un estremo dell'altro (nella figura il segmento a) e poi, vedi figura qui sotto, possono capitare tre casi:
  • Il secondo estremo cade all'interno dell'altro segmento, in questo caso il segmento g è minore del segmento a (g<a)
  • Il secondo estremo coincide con il secondo estremo dell'altro segmento, in questo caso il segmento g è uguale al segmento a (g=a)
  • Il secondo estremo cade all'esterno dell'altro segmento, in questo caso il segmento g è maggiore del segmento a (g>a)

Due segmenti che abbiano in comune un estremo si dicono CONSECUTIVI.
Se oltre ad avere in comune un estremo giacciono sulla stessa retta sono anche ADIACENTI.

Ne consegue che NON tutti i segmenti CONSECUTIVI sono ADIACENTI, ma tutti i segmenti ADIACENTI sono anche CONSECUTIVI

Si dice POLIGONALE l'unione di più segmenti a due a due consecutivi ma non adiacenti.

  • I segmenti che la compongono si dicono LATI mentre i punti estremi dei segmenti che la compongono sono i VERTICI.
  • Se il primo estremo del primo segmento coincide con il secondo estremo dell'ultimo segmento la poligonale è chiusa ed è un POLIGONO, se non coincidono la poligonale si dice APERTA.
  • Se due segmenti non consecutivi hanno un punto in comune la poligonale è INTRECCIATA.

 

 

Spostando più segmenti in modo che risultino adiacenti, il segmento ottenuto (che ha per estremi il primo estremo del primo segmento e il secondo estremo dell'ultimo segmento) è la SOMMA dei segmenti.

Se sommiamo n volte lo stesso segmento (o segmenti uguali) abbiamo il PRODOTTO di n segmenti.
In figura vediamo AF si dice multiplo secondo n (nella figura n è 4) di AB

Nello stesso modo, facendo riferimento alla figura a lato, il segmento AD è la DIFFERENZA tra il segmento AF e il segmento DF.

PIANI E SEMIPIANI

Vele il seguente POSTULATO:
Ogni retta r suddivide il piano in tre sottoinsiemi, la stessa retta r e due sottoinsiemi γ1 e γ2 tali per cui un segmento AB che ha gli estremi ambedue nello stesso sottoinsieme γ1 o γ2 NON ha alcun punto in comune con r, mentre il segmento CD i cui estremi appartengano a sottoinsiemi diversi ha UN punto in comune con la ratta r (interseca la retta r).
 
DEFINIZIONE: si dice SEMIPIANO di origine r ciascuno dei due insiemi di punti γ1 U r e γ2 U r (con γ1 e γ2 appartenenti allo stesso piano).

Due semipiani distinti di comune origine si dicono OPPOSTI.

Ne consegue che la retta r appartiene ad ambedue i semipiani che genera.
E' cioè  γ1 W  γ2 = r e che  γ1 U γ2 =  γ (se γ era il piano da cui siamo partiti)

Figure CONCAVE e CONVESSE
Si dice CONVESSA una figura tale per cui comunque si prendano due punti interni alla figura, tutti i punti che compongono il segmento che li unisce sono punti appartenenti alla figura.
Si dice CONCAVA una figura per la quale esistono ALMENO due punti tali per cui il segmento che li unisce non sia interamente formato da punti appartenenti alla figura.

TEOREMA
: L'intersezione di due figure convesse è una figura convessa.
IPOTESI: Siano γ1 e γ2 due figure convesse, e sia γ3 l'intersezione tra le due ( γ3 = γ1 W  γ2 )
TESI : Vogliamo dimostrare che γ3 è una figura convessa.
Come vedete la "dimostrazione" di un TEOREMA si esegue partendo da un'IPOTESI, che descrive la situazione di partenza .. quello che ho e che so, e una TESI, che enuncia quello che voglio dimostrare.
Il ragionamento che farò, partendo dalla ipotesi per dimostrare la tesi potrà avvalersi SOLO di affermazioni già riconosciute come vere, e cioè altri teoremi già dimostrati, le definizioni che ho dato e i postulati che ho accettato.
Nel nostro caso possiamo ragionare così:
Siano A e B due punti appartenenti a γ3 . Dal momento che γ3 è l'intersezione di γ1γ2  ( γ3 = γ1 W  γ2 ) tutti i punti di γ3 appartengono anche a  γ1 e a  γ2 e quindi anche A e B.
Dato che γ1 e γ2 sono figure convesse, anche i rimanenti punti del segmento AB appartengono sia a γ1 che a γ2 e di conseguenza appartengono a  γ3 che è la loro intersezione.
Quindi qualsiasi segmento AB io tracci unendo due punti interni di γ3 è composto solo da punti appartenenti a γ3 che quindi, ricordando la definizione di figura convessa, è una figura convessa.

 

ANGOLI E STRISCE

Vediamo cosa otteniamo quando intersechiamo due semipiani originati da due rette differenti, nei vari casi che si possono presentare:
Le rette come abbiamo visto possono essere coincidenti, e in questo caso o lo sono anche i semipiani (stanno dalla stessa parte) oppure questo sono opposti.
Le rette possono avere un punto in comune (si intersecano) e in questo caso i due semipiani si intersecano anche loro, oppure essere parallele (non hanno punti in comune).
  • Se le rette si intersecano in un punto V la figura generata dall'intersezione dei due semipiani è un ANGOLO e, per come abbiamo visto poco fa (ma lascio a chi mi legge il compito di dimostrarlo), è una figura CONVESSA - L'angolo è quindi un angolo CONVESSO.
  • Se le rette sono coincidenti si può prendere a piacere un punto qualsiasi sulla retta (coincidono, quindi la retta è una sola) e l'angolo è generato dalla intersezione (in questo caso sovrapposizione) dei due semipiani è detto ANGOLO PIATTO - anche qui si può dimostrare che l'angolo piatto è una figura convessa.
  • Se invece i semipiani che si considerano sono opposti, allora è possibile prendere un punto V come origine di due semirette coincidenti e considerare o l'intersezione tra i due semipiani (che è la sola semiretta), e in questo caso avremo un ANGOLO NULLO, o l'unione dei due semipiani e allora l'angolo sarà un ANGOLO GIRO.

Potete vedere in realtà il caso di angolo nullo e angolo piatto come i due casi limiti dell'angolo convesso (diminuendone l'apertura sino a zero o aumentandola sino a 180°) e così l'angolo piatto e l'angolo giro come i casi limiti per l'angolo concavo.

Se le due rette sono parallele (e quindi non hanno punti in comune) l'intersezione tra i due semipiani da queste generati è una STRISCIA.

 
Come per i segmenti anche per gli angoli esiste la possibilità di confrontarli, e anche in questo caso due angoli possono essere uno maggiore o minore dell'altro o uguali.
Come per i segmenti è possibile eseguire la somma di due angoli, facendone coincidere un vertice e un lato (cioè rendendoli consecutivi) e il prodotto secondo un numero n qualsiasi (sommando n volte angoli uguali).
Si può quindi vedere un qualsiasi angolo come il prodotto di n angoli uguali di misura unificata (unità di misura) e di conseguenza è possibile "misurare" gli angoli.
Le diverse modalità di misura degli angoli le abbiamo già incontrate nel capitolo precedente.

TEOREMA:
Somma e differenza di angoli uguali sono uguali.
IPOTESI : α = γ, β  = δ
TESI α + β = γ + δ
 
Dal momento che esiste un movimento rigido che mi permette di far coincidere a con g in quanto sono uguali, ed esiste un movimento rigido capace di far coincidere b e d, una volta che questi coincidono, ponendoli consecutivi, quindi mettendo in comune il vertice ed uno dei lati, anche tutti gli altri elementi della somma saranno coincidenti.
Quindi gli angoli somma di angoli uguali sono uguali.
Nello stesso modo possiamo dimostrare il teorema per la differenza tra angoli uguali e ancora per somma e differenza di segmenti uguali.
 

1° COROLLARIO - Angoli supplementari di angoli uguali sono uguali

2° COROLLARIO - Angoli complementari di angoli uguali sono uguali

3° COROLLARIO - Gli angoli opposti al vertice sono uguali

 

TRIANGOLI

Definizione di TRIANGOLO:
Il triangolo è un poligono (linea poligonale chiusa vista nel capitolo precedente) con tre lati e tre angoli.
Può essere descritto anche come intersezione dei tre angoli formati a due a due dai lati o ancora come intersezione dei semipiani generati dalle rette che contengono i lati.

Consideriamo due triangoli uguali, cioè per i quali esiste un movimento rigido che li porti a coincidere.
In questo caso il vertice A (vedi figura a lato) andrebbe a coincidere col vertice A1, il vertice B con B1 e il vertice C con C1.
Quindi anche gli angoli in A, in B e in C sarebbero uguali agli angoli in A1, B1 e C1.
Allo stesso modo il lato opposto ad A, che qui abbiamo chiamato a (o BC) sarebbe uguale al lato a1, opposto al vertice corrispondente A1.

Queste osservazioni, che possono sembrare banali, invece risulteranno molto utili nei capitoli successivi.
In particolare l'ultima, che suona più o meno così, in triangoli uguali ad angoli uguali sono opposti lati uguali.

 

1° CRITERIO DI UGUAGLIANZA DEI TRIANGOLI: Se due triangoli hanno due lati uguali e l'angolo tra essi compreso uguale sono uguali.

IPOTESI: Di due triangoli ABC e FGH è dato che AB = FG, BC = GH e β (angolo in B) = φ (angolo in G)

TESI : I due triangoli sono uguali, ovvero esiste un movimento rigido che li porta a coincidere.

Siccome i due angoli β e φ sono uguali, esiste un movimento che portando il vertice B a coincidere col vertice G e ruotando opportunamente porta anche la semiretta che contiene il lato AB a sovrapporsi alla semiretta che contiene il lato FG e la semiretta che contiene BC a sovrapporsi a quella che contiene GH.
Lo stesso movimento, oltre a far coincidere le due semirette fa coincidere, visto che sono uguali, anche i due lati che sono segmenti delle semirette.
E quindi anche il vertice A andrò a coincidere con il corrispondente vertice F e il vertice C con H.
I due triangoli sono quindi sovrapponibili e quindi sono uguali.

 

 

DEFINIZIONI: Un triangolo si dice:

  • ISOSCELE se ha due LATI uguali

  • EQUILATERO se ha tutti e tre i lati uguali

  • SCALENO se i suoi lati sono a due a due diversi

  • EQUIANGOLO se ha tutti e tre gli angoli uguali

  • RETTANGOLO se ha una angolo retto

 

TEOREMA - In un triangolo isoscele gli angoli alla base sono uguali

IPOTESI - E' dato un triangolo ABC di cui sappiamo che i lati AB e BC sono uguali

TESI - Dobbiamo dimostrare che i due angoli alla base A e C sono uguali

 

Riportiamo sui prolungamenti dei lati AB e BC, dalla parte dei vertici A e C due segmenti uguali AD e CE, di lunghezza a piacere.
Congiungiamo D con C e A con E. Si ottengono i triangoli DBA e ABE. Questi sono uguali in quanto:

  • AB=BC per ipotesi

  • DA=BE in quanto somma di segmenti uguali

  • l'angolo B uguale a se stesso ovvero perché in comune

Sono pertanto uguali per il !° criterio di uguaglianza dei triangoli, hanno due lati e l'angolo tra essi compreso uguali.
Siccome in triangoli uguali a lati uguali stanno opposti angoli uguali, ne ricaviamo che l'angolo in D è uguale all'angolo in E.
E siccome in triangoli uguali ad angoli uguali stanno opposti lati uguali, anche AE = DC.

Andiamo ora a considerare i due triangoli DAC e ACE.
Anch'essi sono uguali in quanto hanno:

  • AD = CE per costruzione (cioè perché li abbiamo disegnati noi così)

  • l'angolo in D = angolo in E perché lo abbiamo appena dimostrato

  • DC = AE perchè lo abbiamo appena dimostrato

Allora anche gli angoli in A e in C di questi triangoli (angoli DAC e ACE) sono uguali.
Allora anche gli angoli alla base del nostro triangolo isoscele (BAC e ACB) sono uguali perché supplementari di angoli uguali.

COROLLARIO : Un triangolo equilatero è anche equiangolo.
Non lo dimostro ma lo lascio fare a voi per esercizio.

 

2° CRITERIO DI UGUAGLIANZA DEI TRIANGOLI: Se due triangoli hanno due angoli uguali e il lato tra essi compreso uguale sono uguali.

IPOTESI: Di due triangoli ABC e A1B1C1 è dato che AC= A1, C1 = c e α (angolo in A) = α1 (angolo in A1) e  γ (angolo in C) = γ1 (angolo in C1)

TESI : I due triangoli sono uguali, ovvero esiste un movimento rigido che li porta a coincidere.

Siccome i due lati AC e A1C1 sono uguali, esiste un movimento che portando il vertice A a coincidere col vertice A1 e ruotando opportunamente porta anche il vertice C1 a sovrapporsi al vertice C.
Lo stesso movimento, oltre a far coincidere i due segmenti fa coincidere, visto che sono uguali anche gli angoli  α e α1 e γ e γ1 e di conseguenza anche le due semirette che li caratterizzano.
E quindi anche il vertice B andrò a coincidere con il corrispondente vertice B1 in quanto punti in comune di due semirette sovrapposte.
I due triangoli sono quindi sovrapponibili e quindi sono uguali

TEOREMA - Se in un triangolo gli angoli alla base sono uguali, il triangolo è isoscele

IPOTESI - E' dato un triangolo ABC di cui sappiamo che gli angoli alla base A e C sono uguali

TESI - Dobbiamo dimostrare il triangolo è isoscele


Il teorema è l'opposto del precedente, sono state quindi invertite ipotesi e tesi.
Premetto che sarebbe il caso, prima di leggere la dimostrazione qui di seguito, di provare ad eseguirla da soli.
Magari aiutandovi con la figura a lato, che dovrebbe già poter fornire buone indicazioni ...

Dimostrazione:
Come abbiamo fatto prima prolunghiamo i due lati AB e BC con i segmenti uguali AD e CE.
Consideriamo i triangoli DAC e ACE, sono uguali in quanto :

  • L'angolo (DAC) in A e in C (ACE) sono uguali perché supplementari degli angoli uguali A e C (uguali per ipotesi)

  • DA = CE per costruzione

  • AC è in comune

Sono quindi uguali perché hanno due lati e l'angolo tra essi compreso uguali.
Ne consegue che sono uguali gli angoli in D e in E opposti al lato AC in comune e gli angoli in A (EAC)e in C (DCA).
E sono anche uguali i lati DC e AE.
Quindi i triangoli DBC e ABE sono uguali perché hanno:

  • DC = AE perché lo abbiamo appena dimostrato

  • Gli angoli in D e in E uguali perché appena dimostrato

  • Gli angoli in C e in A uguali perché somma dei due angoli alla base del triangolo ABC, uguali per ipotesi, e dei due angoli EAC e DCE, uguali perché lo abbiamo appena dimostrato.

Quindi se i triangoli DBC e ABE sono uguali lo sono anche i lati AB e BC, opposti agli angoli uguali in D e in E.
Come Volevasi Dimostrare (CVD).

I due teoremi sui triangoli isoscele che abbiamo visto sono l'uno l'opposto dell'altro.
Abbiamo cioè dimostrato che se un triangolo è isoscele ha gli angoli alla base uguali e, viceversa, che se ha due angoli uguali è isoscele.
Solo ora possiamo quindi affermare che è CONDIZIONE NECESSARIA e SUFFICIENTE (cioè occorre che sia così, ma se è così basta per affermarlo) affinché un triangolo abbia due angoli uguali che esso sia isoscele ed è ancora condizione necessaria e sufficiente perché un triangolo sia isoscele è che abbia due angoli uguali.

COROLLARIO :
Un triangolo equiangolo è anche equilatero.
 

3° CRITERIO DI UGUAGLIANZA DEI TRIANGOLI: Se due triangoli hanno tutti i lati a due a due uguali sono uguali

IPOTESI: Di due triangoli ABC e MNO è dato che AB= MN,  BC= NO, AC= MO

TESI:  I due triangoli sono uguali

"Ribaltiamo" il triangolo MNO e lo facciamo traslare e ruotare in modo da far coincidere il lato MO con il lato AC dell'altro triangolo e in modo che B ed N si trovino da parti opposte e che i lati uguali BC e NO stiano dalla stessa parte rispetto al segmento BN che tireremo a congiungere N con B.
Avremo così due triangoli ABC e ACN dei quali ACN è palesemente uguale a MNO essendo lo stesso MNO traslato e ribaltato.
Ci basterà quindi dimostrare che ABC sia uguale a ACN per dimostrare la tesi.
Come ho già detto tracciamo il segmento BN e consideriamo i triangolo NBC e NAB.
Essi sono isosceli in quanto sono uguali i lati NC = BC e AN = AB.
Hanno quindi i due angoli in B ed in N uguali per i teoremi che abbiamo appena dimostrato sui triangoli isosceli.
Gli angoli in N e in B dei triangoli ACN e ABC sono quindi uguali perché somma di angoli uguali (può capitare che il triangolo abbia un angolo ottuso - cioè maggiore di un angolo retto, in tal caso saranno uguali in quanto differenza di angoli uguali, come si vede nella figura più a destra).
I due triangoli sono quindi uguali perché hanno due lati e gli angoli tra essi compresi uguali.
CVD
 

MEDIANE, ALTEZZE E BISETTRICI DI UN TRIANGOLO

TEOREMA: In ogni triangolo isoscele la bisettrice dell'angolo al vertice è perpendicolare alla base e la divide in due parti uguali.

IPOTESI . Un triangolo ABC è isoscele su base AC

TESI: La semiretta che biseca l'angolo al vertice B è perpendicolare al lato AC e lo divide in due parti uguali.

Anche questa volta sarebbe opportuno che provaste da soli a dimostrare questo teorema prima di proseguire a leggere la dimostrazione.

Dato il triangolo ABC, siano AB = BC.
Si tracci da B una semiretta che divida l'angolo B in due parti uguali. La semiretta intersecherà il lato AC nel punto M, generando quindi due triangoli ABM e MBC.
Questi due triangoli sono uguali, avendo l'angolo in B uguale per costruzione (metà dello stesso angolo), il lato BM in comune e i lati AB e BC uguali per ipotesi.
I due angoli con vertice M sono quindi uguali e di conseguenza dividono l'angolo piatto in due parti uguali e sono quindi retti.
Per l'eguaglianza dei triangoli ABM e MBC anche i segmenti AM e MC sono uguali e quindi dividono AC in due parti uguali.
CVD.

La semiretta tracciata da un vertice al lato opposto si dice:

  • ALTEZZA, se è perpendicolare al lato

  • MEDIANA, se divide il lato in due parti uguali

  • BISETTRICE, se divide l'angolo in due parti uguali

 

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